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15 maggio 2014

Guy Verhofstadt, il nostro candidato

Guy Verhofstadt. Chi è?

Questa era la domanda che i primi sostenitori di Scelta Europea si facevano. Ricordo come se fosse ora gli errori nello scrivere e nel pronunciare correttamente il suo nome, il chiedersi perché candidare alla Commissione Europea un belga e non un italiano, i dubbi sui suoi capelli (ma è un parrucchino??). Io lo conoscevo da parecchio tempo, avevo letto i suoi libri e le sue proposte, mi veniva da ridere. Poi abbiamo iniziato tutti a leggerlo, a vederlo nei video, a fare il tifo per lui agli incontri pubblici, ad applaudirlo, a chiamarlo "presidente". Perchè è questo che è, Guy Verhofstadt. Il nostro presidente. Il presidente del nostro eurogruppo, l'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa (ALDE).

Verhofstadt nasce a Dendermonde l'11 aprile 1953 e inizia rapidamente la sua carriera politica, quando nel 1972 viene eletto presidente dell'unione degli studenti liberali fiamminghi a Gand, una città belga. Un esempio, il suo, che tutti gli universitari italiani dovrebbero seguire: pensate che alle elezioni universitarie del mio ateneo solo meno del 20% degli aventi diritto ha votato... Ormai la politica universitaria è decisamente sottovalutata, ma così non dovrebbe essere: è pur sempre la prima esperienza "sul campo". Tornando al nostro Guy, arriva finalmente la laurea, nel 1976, in giurisprudenza. E' poi un succedersi di elezioni, che lo porteranno da membro del consiglio comunale di Gand fino ad arrivare alla nomina a Primo Ministro belga, nel 1999. Con che partito? Beh, il nostro mitico Verhofstadt non poteva che fondarsene uno suo, nel 1992: il Vlaamse Liberalen en Democraten (i Democratici e Liberali Fiamminghi, abbreviato VLD). Pensate un po': il VLD nasce come partito fortemente thatcheriano! Un bene o un male? Io un' idea ce l'ho, ma non voglio creare inutili discussioni, perché con il tempo il partito è diventato più moderato, spostandosi su una linea più sociale e solidaristica (pur restando nella famiglia del centrodestra belga). C'è da dire che Guy inizialmente non era un europeista convinto. Esatto, avete capito bene! Ma a quanto pare, l'aria che si respira nel Parlamento Europeo gli ha fatto cambiare idea, almeno quella che si respira tra i banchi del gruppo ALDE.

Consiglio a tutti la lettura del libro "Per l'Europa! Manifesto per una rivoluzione unitaria", (Mondadori, 2012) scritto con Daniel Cohn-Bendit, del gruppo dei Verdi. In questo libro, che vale mille spot elettorali, troverete il progetto che questi due signori hanno per l'Europa di domani (sono i fondatori del Gruppo Spinelli, fondato nel 2010 per il rilancio dell'integrazione europea): un'Europa di domani che sia federata, sia dal punto di visto economico sia da quello fiscale, ma soprattutto dal punto di vista politico. E' questa la chiave proposta fondamentalmente da Verhofstadt e dall'ALDE, la chiave che potrebbe spalancare la porta della crescita e del rilancio europeo. Un'Europa che parli con una sola voce al tavolo dei grandi, un'Europa che vigili e risolva il problema dei clandestini unendo gli sforzi dei vari reparti di sicurezza nazionali, un'Europa che apra un'area di libero mercato con gli Stati Uniti (dobbiamo essere fieri di essere atlantisti!), un'Europa che salvaguardi la privacy dei suoi cittadini, un'Europa che difenda i diritti e le libertà civili di tutti ma proprio tutti, un'Europa che difenda l'ambiente e che promuova la green economy, un'Europa che sia laica nelle sue istituzioni e che sia simbolo di onestà e rigore, un'Europa che sia faro di speranza per chi cerca opportunità di lavoro e di studio. Insomma l'Europa che vogliamo noi, di Scelta Europea.

Siamo fortunati ad avere un capitano coraggioso al timone della nostra nave: un leader carismatico, che risponde con pragmatiche proposte liberaldemocratiche al conservatorismo popolare e a quello socialista: rafforzare il ruolo della Commissione Europea, minor regolamentazione inefficiente nel mercato interno europeo, unificazione dei mercati digitali, leggi chiare in tema immigrazione come negli USA, giusto per citarne alcune. Proposte a cui gli altri candidati non sono in grado di dibattere, perché sanno che sono l'unico modo per uscire da questa crisi che da troppi anni ci perseguita. Non a caso Verhofstadt è risultato vincitore ad ampia maggioranza nei sondaggi, immediatamente dopo i due confronti televisivi.

Guy ha fatto tanto per noi italiani liberaleuropeisti. E' stato lui a volerci vedere uniti in un'unica lista, con un programma in comune, con la volontà di vincere in comune. Non dobbiamo deluderlo, abbiamo un debito in questo momento. E i debiti vanno saldati, il 25 maggio ma soprattutto DOPO. Costruiamo una forza unitaria liberale, una volta per tutte. E se non lo volete fare per Guy Verhofstadt, fatelo almeno per i vostri figli.


Daniel Baissero

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