Guy Verhofstadt. Chi è?
Questa era la domanda che i primi sostenitori di Scelta Europea si
facevano. Ricordo come se fosse ora gli errori nello scrivere e nel pronunciare
correttamente il suo nome, il chiedersi perché candidare alla Commissione
Europea un belga e non un italiano, i dubbi sui suoi capelli (ma è un
parrucchino??). Io lo conoscevo da parecchio tempo, avevo letto i suoi libri e
le sue proposte, mi veniva da ridere. Poi abbiamo iniziato tutti a leggerlo, a
vederlo nei video, a fare il tifo per lui agli incontri pubblici, ad
applaudirlo, a chiamarlo "presidente". Perchè è questo che è, Guy
Verhofstadt. Il nostro presidente. Il presidente del nostro eurogruppo,
l'Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa (ALDE).
Verhofstadt nasce a Dendermonde l'11 aprile 1953 e inizia rapidamente la
sua carriera politica, quando nel 1972 viene eletto presidente dell'unione
degli studenti liberali fiamminghi a Gand, una città belga. Un esempio, il suo,
che tutti gli universitari italiani dovrebbero seguire: pensate che alle
elezioni universitarie del mio ateneo solo meno del 20% degli aventi diritto ha
votato... Ormai la politica universitaria è decisamente sottovalutata, ma così
non dovrebbe essere: è pur sempre la prima esperienza "sul campo".
Tornando al nostro Guy, arriva finalmente la laurea, nel 1976, in
giurisprudenza. E' poi un succedersi di elezioni, che lo porteranno da membro
del consiglio comunale di Gand fino ad arrivare alla nomina a Primo Ministro
belga, nel 1999. Con che partito? Beh, il nostro mitico Verhofstadt non poteva
che fondarsene uno suo, nel 1992: il Vlaamse Liberalen en Democraten (i
Democratici e Liberali Fiamminghi, abbreviato VLD). Pensate un po': il VLD
nasce come partito fortemente thatcheriano! Un bene o un male? Io un' idea ce
l'ho, ma non voglio creare inutili discussioni, perché con il tempo il partito
è diventato più moderato, spostandosi su una linea più sociale e solidaristica
(pur restando nella famiglia del centrodestra belga). C'è da dire che Guy inizialmente
non era un europeista convinto. Esatto, avete capito bene! Ma a quanto pare,
l'aria che si respira nel Parlamento Europeo gli ha fatto cambiare idea, almeno
quella che si respira tra i banchi del gruppo ALDE.
Consiglio a tutti la lettura del libro "Per l'Europa! Manifesto per
una rivoluzione unitaria", (Mondadori, 2012) scritto con Daniel
Cohn-Bendit, del gruppo dei Verdi. In questo libro, che vale mille spot
elettorali, troverete il progetto che questi due signori hanno per l'Europa di
domani (sono i fondatori del Gruppo Spinelli, fondato nel 2010 per il rilancio
dell'integrazione europea): un'Europa di domani che sia federata, sia dal punto
di visto economico sia da quello fiscale, ma soprattutto dal punto di vista
politico. E' questa la chiave proposta fondamentalmente da Verhofstadt e
dall'ALDE, la chiave che potrebbe spalancare la porta della crescita e del
rilancio europeo. Un'Europa che parli con una sola voce al tavolo dei grandi,
un'Europa che vigili e risolva il problema dei clandestini unendo gli sforzi
dei vari reparti di sicurezza nazionali, un'Europa che apra un'area di libero
mercato con gli Stati Uniti (dobbiamo essere fieri di essere atlantisti!),
un'Europa che salvaguardi la privacy dei suoi cittadini, un'Europa che difenda
i diritti e le libertà civili di tutti ma proprio tutti, un'Europa che difenda
l'ambiente e che promuova la green economy, un'Europa che sia laica nelle sue
istituzioni e che sia simbolo di onestà e rigore, un'Europa che sia faro di
speranza per chi cerca opportunità di lavoro e di studio. Insomma l'Europa che
vogliamo noi, di Scelta Europea.
Siamo fortunati ad avere un capitano coraggioso al timone della nostra
nave: un leader carismatico, che risponde con pragmatiche proposte
liberaldemocratiche al conservatorismo popolare e a quello socialista:
rafforzare il ruolo della Commissione Europea, minor regolamentazione
inefficiente nel mercato interno europeo, unificazione dei mercati digitali,
leggi chiare in tema immigrazione come negli USA, giusto per citarne alcune.
Proposte a cui gli altri candidati non sono in grado di dibattere, perché sanno
che sono l'unico modo per uscire da questa crisi che da troppi anni ci
perseguita. Non a caso Verhofstadt è risultato vincitore ad ampia maggioranza
nei sondaggi, immediatamente dopo i due confronti televisivi.
Guy ha fatto tanto per noi italiani liberaleuropeisti. E' stato lui a
volerci vedere uniti in un'unica lista, con un programma in comune, con la
volontà di vincere in comune. Non dobbiamo deluderlo, abbiamo un debito in
questo momento. E i debiti vanno saldati, il 25 maggio ma soprattutto DOPO.
Costruiamo una forza unitaria liberale, una volta per tutte. E se non lo volete
fare per Guy Verhofstadt, fatelo almeno per i vostri figli.
Daniel Baissero
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